I nostri problemi, in particolare la loro carica emozionale presente, sono determinati non solo da ciò che chiamiamo “passato” ma anche e soprattutto da ciò che chiamiamo “futuro”: se sono stato licenziato, mi sentirò in uno stato d’animo diverso a seconda che pensi che non troverò lavoro o che avrò finalmente successo con qualche mia iniziativa imprenditoriale.
Prendiamo un soggetto che si reca da uno psicoterapeuta in cerca di aiuto per un suo problema personale: egli non ricercherebbe aiuto se non pensasse che il suo problema perdurasse nel tempo. In altre parole, chi ricerca aiuto per un suo problema personale lo fa nella misura in cui proietta tale problema nel futuro, senza peraltro, il più delle volte, rendersi minimamente conto di farlo.
Se vogliamo porre rimedio ai nostri problemi dovremo, prima o poi, creare nella nostra mente la rappresentazione di ciò che vogliamo, della soluzione. Nessuno si reca alla biglietteria della stazione dicendo che vuole un biglietto del treno, ma che vuole un biglietto del treno per Roma, Milano, o per qualsiasi altra destinazione. Se non sappiamo dove vogliamo andare, primo, sarà molto difficile che ci arriviamo, secondo, anche se ci capita per sbaglio di passarci probabilmente non ce ne accorgeremo.
Occorre, dunque:
- creare nella nostra mente la rappresentazione di un obiettivo ben formato,
- farlo nei tre principali sistemi rappresentazionali,
- corredarlo di potenti submodalità.
Si tratta della strategia detta “della guida alpina”: spesso le guide alpine quando voglio aprire una nuova via verso una vetta, anziché tracciarla iniziando dal campo base iniziano partendo dalla meta.
Procedendo a ritroso individuano poi le varie tappe che è necessario coprire per giungere dove si vuole arrivare. Questa strategia, applicata al trattamento del disagio, presenta diversi vantaggi:
- evita la totale focalizzazione sul problema, oltre la necessità di prendere coscienza di ciò che non va,
- fornisce una prospettiva nuova, più ampia e positiva, della condizione del soggetto, che magari è stato immerso da anni nel suo problema senza nemmeno intravedere un’altra possibilità,
- apre la strada alla soluzione, nella misura in cui è possibile programmare tappe concrete, improntate al più assoluto pragmatismo, che conducano al risultato desiderato partendo dal momento attuale, da ciò che è possibile fare ora,
- stabilisce, dunque, un ponte tra problema e soluzione, fornendo ciò che si chiama una “strategia di connessione” tra stato attuale e stato desiderato.